C’era una volta sulle Alpi la ‘carica dei 30mila’, guidata da capi carismatici come il tenebroso Orso bruno, il magnetico Lupo, lo spavaldo Gallo cedrone e la seducente Pernice bianca pronti a raccontare, in prima persona, la propria ‘storia di fuga dall’estinzione’. Se per il Natale 2012 il WWF Italia dovesse regalare una favola, inizierebbe esattamente così ed avrebbe un ‘cast’ d’eccezione: le 30mila specie animali alpine – di cui si stimano oltre 20mila specie di invertebrati, circa 200 di uccelli nidificanti, 80 di mammiferi, altre 80 di pesci, 21 di anfibi e 15 di rettili – descritte nel nuovo capitolo del dossier WWF “Alpi – Tetto d’Europa al sicuro” (scaricabile al link wwf.it/alpi) presentato oggi dall’associazione del Panda e interamente dedicato alle specie alpine, ai relativi fattori di minaccia(distruzione e modificazione degli habitat, cambiamenti climatici, caccia, bracconaggio, convivenza con le attività umane ecc.),progetti di conservazione e possibilità di contribuire ad azioni di tutela in favore di abitanti alpini come l’orso bruno o il lupo(su www.wwf.it/adozioni). Vere ‘special guest’ di questo racconto corale sono i cosiddetti ‘relitti glaciali’della fauna nord-europea, dalla Pernice bianca al Gallo cedrone fino all’Arvicola delle nevi, approdati sulle Alpi a seguito delle varie ere glaciali che hanno interessato l’Europa, a partire da circa 2 milioni di anni fa fino all’ultima, la glaciazione di Wurm, terminata appena 10mila anni fa,e lasciato ben poche tracce del clima tropicale di 65 milioni di anni fa, quando il Vecchio Continente era ancora ricoperto di piante tropicali e animali esotici.\r\n\r\n“Oggi per proteggere questo tesoro di biodiversità che unisce l’Italia all’Europa, bisogna continuare a lottare contro minacce come la perdita di habitat naturali e semi-naturali (cioè quelli creati dalle attività condotte per secoli dall’uomo, come i pascoli), la caccia,il bracconaggio e ipotesi sempre più reali di sfruttamento non sostenibile delle risorse naturali (foreste, acqua, suolo ecc…). Tutto ciò è notevolmente aggravato dai cambiamenti climatici che stanno provocando un grande impatto sulle Alpi – spiega Fabrizio Bulgarini, Responsabile Conservazione del WWF Italia – Ognuno di noi può contribuire a costruire un lieto fine per la fiaba WWF del Natale 2012, regalando a sè stesso, ai propri cari e alla Natura l’adozione di una specie a rischio (su wwf.it/adozioni) e sostenendo così i progetti di conservazione del WWF, che si estendono dalle Alpi fino al Bacino del Congo in Africa (wwf.it/progetti)”. \r\n\r\n\r\nLA PAROLA AL ‘POPOLO SILENZIOSO’: STORIE IN FUGA DALL’ESTINZIONE.Dall’Orso bruno al Gallo cedrone. Ecco come i protagonisti di questa meravigliosa fiaba di Natale sul popolo silenzioso delle Alpi racconterebbero la propria storia quotidiana in fuga dall’estinzione:\r\n\r\n\r\nORSO BRUNO: “ORA SIAMO IN 40”. “Salve a tutti,umani. Il mio nome è… Bruno… Orsobruno. Vi parlo in incognito, con il codice 007, per nascondermi dai bracconieri e per raccontarvi come oggi sulle Alpi, su una popolazione di circa 30mila specie animali alpine, la mia conti solo 35-40 orsi in un’area che comprende 5 regioni italiane: Trentino, Alto Adige, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Quelli della mia specie non sono molti ma in passato abbiamo rischiato di rimetterci definitivamente la pelliccia! La persecuzione da parte della vostra specie sulle Alpi mi ha portato ai margini dell’estinzione, costringendomi in habitat non ottimali per me. Un ‘confino’ che ha condizionato le mie abitudini fino a farmi diventare schivo e notturno. E poi mi accusate di essere un po’… orso! Poi, grazie anche all’impegno del WWF – e al progetto di conservazione Life Arctos e ai parchi in cui si attuano progetti di conservazione come il Life Ursus – alla fine degli anni ’90la zona è stata ripopolata portando in Trentino alcuni orsi dalla Slovenia. Oggi il bracconaggio e il disturbo da parte di varie attività di voi umani sono i principali fattori di rischio d’estinzione. Bisogna fare ancora tanto sulla convivenza per far sì ad esempio che allevatori e apicoltori, come suggerisce il WWF, circondino con recinti elettrificati leloro greggi e gli alveari per farmi rendere conto che lì non posso andare, se per la fame sono attratto da una pecorella o dal miele! Infatti, a dispetto di quello che si dice in giro, anche se posso pesare fino a 300 kg e sono classificato come ‘carnivoro’, sono invece ghiotto soprattutto di vegetali come bacche, radici, piante e miele. Ho inoltre dei parenti stretti in Appennino: gli Orsi bruni marsicani, anch’essi minacciati. Tu puoi fare tanto per me e per loro: adottami su wwf.it/adozioni!”.\r\n\r\n\r\nLUPO: “MI HA SALVATO LA MIA VOGLIA DI CAMMINARE”.“Già a metà dell‘800 mi ero ormai estinto sulle Alpi. Negli ultimi anni, partendo dalle aree in cui mi ero rifugiato per scappare dalle persecuzioni, ho camminato lungo tutto l’Appennino, riuscendo così, non solo a colonizzare nuovi territori rapidamente, ma a fare ritorno nel mio amato ecosistema alpino agli inizi degli anni ’90, stabilendomi in particolare sulle Alpi occidentali. Ma non mi sono fermato davanti a spazi alpini così belli:ho proseguito fino alle Alpi orientali dove ho incontrato i ‘fratelli’ europei provenienti dalle Alpi Dinariche. Ho dovuto aspettare tanto per ritornare qui ma almeno mi ha aiutato la mia predisposizione a vivere in branco. Ridotto – ma non azzerato- il bracconaggio, il mio principale problema resta tuttora, come per il mio amico Orso bruno, la convivenza con l’uomo che, come dice il WWF, potrebbe essere facilitata dai recinti elettrificati attorno alle greggi evitando così che gli uomini ricorrano alla letale trappola dei bocconi avvelenati e delle tagliole. Diversamente dall’Orso bruno, però, io sono un carnivoro in senso stretto: le mie prede preferite sono animali selvatici e domestici ma, se capita, quando non trovo altro, non disdegno le carcasse (diversamente dalla società umana, in Natura non si spreca niente, eh!). Ma i pericoli non sono finiti, anzi. Per questo ho bisogno urgente del tuo aiuto! (wwf.it/lupo)”.\r\n\r\nSTAMBECCO E GLI ‘ATLETI’DELLE ALPI (CERVO,CAPRIOLO, CAMOSCIO): “AIUTO, MI S’E’ RISTRETTO L’HABITAT!”. “La mia fama di abile arrampicatore di pareti rocciose – spiega lo Stambecco alpino – è legata al fatto che non amo molto gli strati profondi di neve, oltre ovviamente alla mia grande dimestichezza a muovermi sui terreni scocesi. Lo so… posso sembrare un po’ vanitoso… ma non è un caso se, tra tutti gli altri ‘atleti’ delle Alpi – cervi, caprioli e camosci – sono io la specie-simbolo delle Alpi. In effetti la mia storia è davvero emblematica del rischio d’estinzione che rischiano tanti altri abitanti silenziosi di questi luoghi meravigliosi. A causa di caccia e bracconaggio, ho rischiato di scomparire alla fine del XIX secolo fino a ridurmi a circa 100 individui durante i primi anni del XX secolo. Oggi posso dirmi salvo. Ma sono rimasto confinato nelle valli che rientrano nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, tra Piemonte e Val d’Aosta. Per fortuna mi considerano una specie protetta in Italia! E questo grazie anche all’azione del WWF che nel 2011, a seguito di un ricorso straordinario al Capo dello Stato, ha respinto un tentativo, della Provincia di Sondrio, di rendermi cacciabile. Grazie inoltre all’azione di monitoraggio delle Guardie volontarie del WWF io e la mia ‘squadra di atleti’ riusciamo sopravvivere ad altri tranelli dei bracconieri, come lacci o spari da arma da fuoco, mentre l’azione dell’Ufficio Legale del WWF ci difende dalle ‘norme amiche dei cacciatori’. La più grande minaccia attualmente è la frammentazione del territorio, provocata in parte dalle infrastrutture e in parte dal fatto che a me piace vivere sulle vette, che sono ormai un po’ come isole in un mare di ambienti trasformati da voi uomini. Per fortuna il WWF si è accorto anche di questo e ci dà una mano: sta creando una mappa dei corridoi ecologici alpini (che collegano cioè i luoghi in cui viviamo) in modo da poter creare dei ‘ponti verdi’, nuovi passaggi sicuri per collegare ed unire il nostro habitat sia all’interno di ‘aree prioritarie’ (ovvero le aree che il WWF ha identificato come le più importanti delle Alpi per tutte le specie), sia tra queste e le aree protette, sia con le eco regioni confinanti, ovvero l’Appennino settentrionale e le Alpi Dinariche. Segui il progetto del WWF su wwf.it/alpi!”\r\n\r\nGALLO CEDRONE E I SUOI FRATELLI: “SIAMO NOI I VIP DELLE ALPI”. “Siamo talmente belli e dotati di presenza scenica che, siccome amiamo stare lontano dai luoghi frequentati dall’uomo, si è sparsa la voce che ce la tiriamo!”, dichiara senza mezzi termini Gallo cedrone, anche a nome degli altri Galli delle Alpi (Gallo forcello o Fagiano di monte, Francolino di monte e Pernice bianca), in arte ‘relitti glaciali’. “Come biasimare ornitologi e birdwatcher che provano faticosamente a scovarci! Si aggirano per le Alpi pur di guardare uno bello come me, grande come un tacchino e con un’ampia coda a ventaglio, oppure come Francolino del monte, il più piccolo tra noi quattro, che ha una colorazione simile all’ambiente del sottobosco, ricca di screziature dai toni grigi, bianchi, marroni e neri, per cercare di passare inosservato. Certo ci sono anche ‘teste calde’ come Gallo forcello (detto anche Fagiano di monte) che in primavera, con le prime luci dell’alba, inscena in delle arene chiamate ‘lek’ spettacolari combattimenti per conquistare le femmine. E poi c’è lei… la Pernice bianca, vera star di tutta la famiglia, a cui lascio di seguito la parola. Prima di lasciarvi, però, vi mando un saluto dall’Oasi WWF di Valtrigona (Trento) che è un vero paradiso per noi, tanto che è una delle poche vallate dove ci troviamo tutt’e quattro e dove il WWF ci protegge da gravi pericoli, come la caccia, il bracconaggio e il disturbo da parte dell’uomo, che insieme ai cambiamenti climatiche ad altri fattori (l’alta mortalità giovanile, la parassitosi e la scarsa fecondità) hanno determinato, soprattutto dalla fine degli anni ’50, il declino delle nostre specie. Vieni a visitare le Oasi WWF, potresti incontrarci! (wwf.it/oasi)”.\r\n\r\nPERNICE BIANCA: “SONO UN RELITTO GLACIALE INCOMPRESO”. “Sono rimasta isolata sulle Alpi dopo le ultime glaciazioni, la più recente di 10mila anni fà: ecco perché mi hanno appioppato il soprannome ‘relitto glaciale’!”, esordisce Pernice bianca. “In pochi capiscono che questa mia origine mi rende ancora più vulnerabile a causa dei cambiamenti climatici, che scioglie la neve e i ghiacci delle Alpi dove io amo rifugiarmi arrivando fino a 2.600 metri di altitudine. Come se non bastasse l’emergenza climatica, ci si mettono poi gli uomini con la caccia, il bracconaggio, il turismo invadente in quota e i pascoli di pecore e capre con tanto di cani al seguito… Che stress!!! Ed è così che in Italia non sappiamo nemmeno in quante siamo rimaste esattamente: gli ornitologi dicono che siamo tra 5mila e 9mila coppie, scomparendo del tutto da molti settori delle Prealpi. Io faccio quello che posso per difendermi: d’inverno divento completamente bianca, come la neve; in primavera invece ‘indosso’ un piumaggio screziato per confondermi meglio tra le rocce e la vegetazione ma sarebbe davvero un grande passo in avanti se il WWF riuscisse a vincere la propria battaglia legale per farmi togliere dalla lista degli animali cacciabili e se si riuscissero a creare aree rifugio come l’Oasi WWF di Valtrigona in Trentino. Segui l’impegno del WWF in mia difesa(wwf.it/alpi)”.\r\n\r\n \r\n\r\nANFIBI E RETTILI: “A QUALCUNO PIACE FREDDO…”. “Mi chiamo Geotritone di Strinati e, fra le 21 specie di anfibi e 15 di rettili che amano il freddo, io sono quello che conduce la vita più ‘estrema’ di tutti: vivo esclusivamente nelle grotte, non ho polmoni e respiro solo attraverso la cute e la mucosa della bocca. Sfido chiunque di voi umani a farlo! Ci sono, tra noi, altre specie interessanti come la Salamandra di Lanza, dal suggestivo colore nero lucido, che vive solo in un una piccola area delle Alpi Cozie e che viene spesso confusa con la Salamandra nera alpina, che invece vive sulle Alpi centro orientali e sulle Alpi Dinariche, nei Paesi dell’Europa dell’Est. C’è poi il Marasso, una vipera dal corpo tozzo e dal muso appiattito con un disegno scuro a zig zag sul dorso, il cui colore varia in base al sesso. Tra le altre specie, vi ricordo il Tritone alpestre, l’Ululone a ventre giallo e la Salamandra pezzata. I principali fenomeni che minacciano specie come la mia vanno dalla distruzione degli habitat ai cambiamenti nell’agricoltura tradizionale e dalla bonifica delle zone umide fino all’interruzione dei percorsi di migrazione. Per questo le azioni fondamentali del WWF per aiutarci sono: la conservazione e ricostruzione dei nostri habitat riproduttivi, oltre al progetto di mappare la nostra presenza e il nostro stato di conservazione nelle zone umide delle Alpi. Segui il lavoro del WWF in difesa di questo meraviglioso ecosistema (wwf.it/alpi)”.\r\n\r\n \r\n\r\nLeggi il nuovo capitolo sulle Specie alpine del dossier WWF “Alpi – Tetto d’Europa al sicuro”:\r\n\r\nhttps://www.wwf.it/UserFiles/