È stato, è e sarà sempre il Re del Pop. Un’icona. Una leggenda. Con quel volto-maschera fermo nel tempo che ne aveva espugnato l’età – e certo anche un po’ la sua identità di essere umano – e quel passo fluido e inconsistente – il leggendario e meraviglioso moonwalk – che l’ha portato per sempre in quel terreno inarrivabile e mai del tutto comprensibile dove stanno i miti. Era un cantante e un cantautore, un ballerino e un coreografo e contemporaneamente non lo era, perché è sempre stato molto di più: Michael Jackson. \r\n\r\nRandall Sullivan, autore bestseller del New York Times (Labyrinth, 2002), autorevole e celebrato reporter di Rolling Stone, ne scrive oggi la biografia definitiva: M. Vita, morte, segreti e leggenda del Re del Pop, in uscita contemporanea con gli Stati Uniti dove a novembre sarà nelle librerie per i tipi di Grove Press con il titolo di Untouchable. Un lavoro giornalistico scritto con profonda umanità e serietà; un reportage attento ai fatti, che ripercorre in maniera esaustiva, dettagliata, documentata, la vita di un ragazzo di Gary, Indiana, diventato un idolo mondiale senza essere stato mai un bambino, senza mai essere diventato un uomo. \r\n\r\nQuando Michael Jackson è morto, il 25 giugno del 2009, è stato come se – dopo i pettegolezzi, le accuse, le invettive per quella pelle troppo bianca per un afroamericano (in realtà dovuta a un lupus che si manifestava con una violenta vitiligine), quel naso troppo piccolo che rendeva il suo volto quasi alieno, i due processi per pedofilia (il primo chiusosi con un patteggiamento, il secondo con un’assoluzione), in un improvviso sentimento condiviso il mondo avesse finalmente compreso. Certo, succede spesso di fronte alla morte. Ma nel caso di Michael Jackson, forse, qualcosa da comprendere c’era davvero. Il ritratto appassionante di Sullivan, con un’incredibile quantità di testimonianze e retroscena inediti, ha la forza documentaristica di raccontarci il “vero Michael Jackson”: un uomo che non aveva mai avuto un’infanzia, un mito morto a 51 anni nel suo fantastico regno di Neverland nella contea di Santa Barbara, ancora vergine eppure padre di tre figli, Prince, Paris e Blanket. Una persona, insomma, ossessionata da quell’infanzia che un padre aggressivo e desideroso di riscattarsi attraverso i figli non gli aveva mai fatto vivere, facendo di lui a soli cinque anni la stella più splendente, l’unica dotata di vero talento, dei Jackson 5, il gruppo musicale di incredibile successo in cui Michael mosse ben più che i primi passi prima di diventare l’icona pop che conosciamo con la carriera da solista qualche anno prima del trionfo destinato all’immortalità di Thriller (1982). Da allora – quindi da sempre – la vita di Michael è stata la musica, il palcoscenico, lo star system californiano con le sue luci stroboscopiche ma anche le sue falsità, gli agenti, gli avvocati, i processi per ogni cosa. Un mondo luccicante e “animale” che Sullivan descrive con cognizione, nel dettaglio. Un’ascesa artistica rivoluzionaria per il mondo del pop contemporaneo (13 Grammy Award, fra cui un Grammy Legend Award), che l’ha visto diventare letteralmente una figura da Guinness mentre “l’uomo” diventava sempre più solo e dipendente dai farmaci. Antidolorifici, ansiolitici, antidepressivi di cui Jackson cominciò a far uso già nel 1984, dall’incidente sul set per uno spot della Pepsi quando gli presero fuoco capelli e cuoio capelluto. \r\n\r\nSfatando quei falsi miti che lo stesso “Jacko” amava alimentare su di se’, come quello che dormisse in una bara di cristallo piena di ossigeno e si lavasse solo nell’acqua Evian, Sullivan costruisce una biografia che ci restituisce un uomo ben diverso dalla figura “posticcia” e oltremodo surreale che i media hanno contribuito a darci negli ultimi anni di vita. Prima di tutto un padre tenero, una dimensione della sua vita che ben pochi conoscono. Poi un figlio per cui la madre Katherine è sempre rimasta la persona più importante nella vita. Sopra ogni cosa, un perfezionista spasmodico fino all’annientamento di se’. Eccentrico, controverso, ma una persona incredibilmente generosa di cui molti si sono approfittati. \r\n\r\nIl libro non procede linearmente nel tempo, ma comincia nel 2005, quando Michael Jackson, dopo essere stato dichiarato non colpevole nell’ultimo processo per pedofilia intentato dai genitori di Gavin Arvizo, un ragazzino che era stato malato di cancro a cui Michael Jackson aveva pagato le cure, parte per il Bahrain insieme ai figli. Da qui, il giornalista tocca ogni momento e ogni aspetto della vita di Michael, a ritroso nel racconto degli anni dell’infanzia e dell’adolescenza in una famiglia quanto mai problematica, l’ambigua sessualità, l’abuso di medicinali, il rapporto esclusivo con i figli, la fuga da Neverland, i successi trionfali e gli scandalosi rovesci, contribuendo a tracciare il ritratto di un genio che ha segnato indelebilmente il suo tempo e che la morte, avvenuta per una dose letale di propofol iniettatagli dal suo medico di allora, il Dott. Murray – accusato poi di omicidio colposo al termine del processo iniziato nel settembre del 2011-, ha solo contribuito a rafforzare. Doveva tornare sul palcoscenico, davanti ai suoi figli che non l’avevano mai visto cantare, era impegnato nelle prove di quello che doveva essere il suo ultimo, indimenticabile, definitivo tour, uno spettacolo organizzato dalla AEG di Londra che avrebbe superato tutti gli altri e che nessuno avrebbe più scordato. Non ha fatto in tempo; ma quel suo guanto bianco tempestato di cristalli e indossato al Victory Tour dell’84, nel 2010 veniva venduto all’asta per 190mila dollari, mentre nei primi cinque giorni di proiezione il film documentario Michael Jackson’s This Is It incassava 101 milioni di dollari e la colonna sonora balzava alla prima posizione della Top Chart americana con quasi 400mila copie vendute in una settimana. Nessuno lo aveva scordato comunque. E nessuno certamente l’ha fatto oggi, a tre anni dalla morte, mentre all’inizio di settembre al festival di Venezia l’amico Spike Lee presenta il suo atteso documentario su di lui, “Bad 25” (leggi l’articolo su Vanity Fair). \r\n\r\nRandall Sullivan\r\n\r\nReporter di punta di Rolling Stone, collabora anche con Esquire e Men’s Journal. Ha pubblicato il bestseller Labyrinth (Atlantic Monthly Press 2002), che ha conquistato la vetta delle classifiche USA.\r\n\r\nFonte: Piemme