Un personaggio ermetico e affascinante come la terra di cui è figlio,
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una Sicilia senza parole ma piena di sguardi che infilzano come coltellate
\r\nUna storia che comincia dipanandosi da un elemento banale e quasi casuale, l’odore di una donna, e che diventa sempre più cupa e sorprendente fino ai limiti dell’orrore; aggiungiamo un complice per fedeltà e un commissario che indaga senza poter indagare. E, attorno, un “coro” che sa, indirizza, sospetta, prevede.\r\n\r\nSono questi, gli elementi della storia narrata da Stefania Valbonesi, giornalista al suo primo romanzo, “Lo strano caso del Barone Gravina“, ed. Romano Editore, che sceglie come location di una vicenda di vincoli irrisolvibili, una Sicilia dalla bellezza immutabile e antica, di una fissità remota, non sferzata neppure dalle nere mani rapaci dell’orrore e della follia.\r\n\r\nPerché, diciamolo, il barone Gravina, protagonista indiscusso della storia anche quando sembra che faccia un passo indietro lasciando il proscenio, un po’ di follia ce l’ha. A cominciare da quella fissazione che diventa monomania, l’odore di una moglie pronta a tutto pur di non lasciarlo. Un odore che diventa la chiave di volta per comprendere tutta la tragedia della sua repulsione verso la donna che si è messo volontariamente accanto, e di cui non ama che la voce.\r\n\r\n“Lo strano caso del Barone Gravina”, Romano Editore, pp. , 13 euro. – www.romanoeditore.it\r\n\r\nFonte: Romano Editore