“Gli arresti di questa mattina in provincia di Palermo testimoniano ancora una volta come il ciclo dei rifiuti, sia uno dei mercati d’affari preferito dei clan mafiosi. Da almeno vent’anni le organizzazioni criminali hanno investito in questo settore guadagnando immensi profitti a fronte di pochi rischi a causa delle lacune normative. E anche il caso palermitano testimonia come il business dell’ecomafia siciliana si alimenti anche attraverso l’infiltrazione nella gestione “legale” del ciclo dei rifiuti inquinandolo” – dichiara Stefano Ciafani, vice-presidente di Legambiente, in merito all’operazione antimafia “Sisma” condotta dalla procura di Palermo che ha portato all’arresto di quattro persone e ha permesso di far luce su come Cosa nostra avrebbe gestito il ciclo dei rifiuti dell’Ato4 di Palermo, di cui fanno parte 22 comuni, penetrando all’interno del Coinres, il Consorzio intercomunale rifiuti energia servizi.\r\n\r\n“In provincia di Palermo – aggiunge Mimmo Fontana, presidente Legambiente Sicilia – è la terza operazione che la magistratura fa scoprendo la presenza radicata delle organizzazioni mafiose nella gestione dei rifiuti. E per quanto riguarda il Coinres, si tratta del peggiore Ato della Sicilia; quindi ciò che è avvenuto questa mattina non ci sorprende. C’è inoltre da aggiungere che il coinvolgimento sia di un candidato al consiglio comunale di Palermo sia del presidente del consiglio comunale di Misilmeri, dimostrano come nei reati legati ai rifiuti, come in quelli ambientali, sia evidente come il potere mafioso si rafforza anche grazie alla collaborazione dei colletti bianchi”.\r\n\r\nLe infiltrazioni mafiose nel ciclo dei rifiuti legali hanno contributo anche al disastro del fallimento di diversi consorzi in Sicilia, che in totale hanno accumulato un miliardo di debiti. Serve perciò pulizia e trasparenza, come alcuni e pochi consorzi siciliani hanno dimostrato di saper fare.
[…] da: Dasapere.it] LEGGI ANCHE:La mafia su business rifiutiRifiuti da esportazione Tematica: Affari e […]