“La Ensler si è fatta la reputazione di ‘una che rompe i tabù’ con i Monologhi della vagina: qui continua con quello spirito, chiamando la violenza sulle donne “una questione che sopravvive sfacciatamente in tutto il mondo ma di cui non si parla, non si vede, non le si dà peso ne’ significato”.\r\n\r\nPublishers Weekly www.vday.org\r\n\r\nNon si stanca mai Eve Ensler. Non si ferma mai. Da quando nel 1996 I monologhi della vagina (Obie Award 1997) furono messi in scena per la prima volta al Cornelia Street Cafè nel Greenwich Village di New York, diventando quello che sono diventati per tutti noi – tradotti in 48 lingue e “gridati dal palco” in ben 120 paesi dalle voci di donne a attrici “giganti” come Susan Sarandon, Melanie Griffith, Cate Blanchett, e in Italia da Lella Costa, Athina Cenci e tante altre -, la Ensler non si è più fermata.\r\n\r\nAutrice cult, drammaturga leggendaria, poetessa, regista, veterana paladina dei diritti delle donne, ha fondato nel 1998 il V-day, un movimento internazionale per fermare la violenza contro le donne annoverato nel 2001 dal Worth Magazine fra i migliori cento “best charities”. Nel giugno del 2006, a New York, come emanazione del V-day, la Ensler mise in piedi la prima edizione di Until the Violence Stop Festival, una due settimane di manifestazioni e performance artistiche in giro per la città, in occasione della quale la “vagina warrior”, come è anche chiamata, commissionò una serie di monologhi e scritti d’avanguardia a significative voci di autori e autrici, drammaturghi e drammaturghe, celebrities e femministe di tutto il mondo. Il risultato fu A memory, a monologue a rant and a prayer: due performance teatrali, due serata di reading a New York City che videro calcare la scena a Jane Fonda, Brittany Murphy, Isabella Rossellini.\r\n\r\nUn anno dopo quell’esperienza diventò un libro curato dalla Ensler insieme con Mollie Doyle, edito da Villard Books (4 stelle su GoodReads, recensione del Publishers Weekly), e oggi pubblicato da Piemme con il titolo Se non ora quando? Contro la violenza e per la dignità delle donne (riprendendo nell’omonimia della domanda “Se non ora, quando?”, il nome di un movimento “per le donne” nato nel nostro paese nell’ultimo anno e che ha visto scendere in piazza nomi noti dell’arte, della cultura, dello spettacolo). Un coro di voci autorevoli colme di sdegno, un grido per la dignità e la libertà di ogni donna “il cui potere”, scrive Publishers Weekly, “sta nell’effetto combinato dei racconti, che, uno dopo l’altro, tirano fuori tutti i modi sottili e spaventosi in cui la violenza è stata ed è ancora oggi perpetrata contro le donne”. Un libro che arriva al cuore del dibattito sociale e civile sulla questione, in ogni sua forma, in ogni luogo. Da quel giugno newyorchese, nell’ambito del V-day, Se non ora quando? è stato portato sulla scena a scopo benefico centinaia di volte, dalle università ai piccoli centri (e, se interessati, il libro spiega come fare).\r\nIn esso risuona un messaggio di denuncia inequivocabile e una “chiamata alle armi” per la nostra coscienza: la violenza sulle donne è ovunque. In alcuni paesi del mondo è plateale e brutale. Così quotidiana da sembrare ineluttabile. In altri, in quella “progredita” realtà occidentale che ben conosciamo e in cui le donne hanno conquistato almeno formalmente ogni diritto sociale, civile, politico, essa invece è insidiosa, strisciante, nascosta. Perfino glamour, talvolta.\r\n\r\nNomi importanti di scrittori come Dave Eggers e Edwige Danticat, femministe storiche come Alice Walker e Carol Gilligan, e celebrità come Jane Fonda e Kathy Najimy, si uniscono all’energia della Ensler per strappare i lettori alla loro passività. Michael Cunnigham ci parla di automutilazione; Eggers di rapimento in Sudan; la Gilligan racconta di una figlia testimone di continue violenze sulla madre; Susan Miller di donne sole nel crescere i figli; Patricia Bosworth testimonia intimamente dello stupro subito. Tanti altri sono gli scritti: di Hanan al-Shaykh, di Tariq Ali. E tutti, in fondo, rilevano un’unica, bestiale realtà: la violenza femminile è tentacolare e multiforme. Se andiamo in Congo, in Ruanda, in Darfur, le donne, lo sappiamo, sono vittime di stupri etnici e politici, rapite, picchiate e violate perché pedine fragili sullo scacchiere dei conflitti tribali. Se restiamo qui, in Italia, in America, sono tante le compagne, le mogli che quotidianamente vengono picchiate tra le mura di casa. E le figlie costrette a esserne testimoni impotenti. Non basta lavorare, fare politica, avere ottenuto per legge pari libertà e pari diritti degli uomini. Ad uno sguardo più consapevole e attento, le sorelle africane non sono lontane da noi. Questi racconti, toccanti, tragici, arrabbiati, ispirati, emozionanti e a tratti leggeri e poetici sono qui per ricordarcelo. Per non farci abbassare la guardia, mai, sulla dignità della donna. Un bene che va difeso per un mondo migliore.\r\n\r\nIo sono emozione (Piemme 2011), ultimo libro della Ensler, ospite al Salone di Torino lo scorso anno, ha avuto una straordinaria accoglienza di pubblico e lettori e un interesse capillare da parte della stampa italiana. Ne hanno parlato: Il Corriere della Sera, La Stampa, Il Foglio, La Repubblica, Il Riformista, Il Secolo XIX, L’Unità, TTL, L’Espresso, D di Repubblica, Io Donna, Velvet, Marie Claire, Tu Style.\r\n\r\nEve Ensler\r\nEve Ensler è scrittrice, drammaturga, poetessa, sceneggiatrice e regista. Ha alle spalle una lunga militanza come attivista per i diritti delle donne. Vive a New York, dove insegna drammaturgia all’università. La sua opera più importante, I monologhi della vagina (insigniti nel 1997 del prestigioso Obie Award) è stata tradotta in 48 lingue e portata in scena con grande successo in 120 paesi: a Broadway (da star come Susan Sarandon, Glenn Close, Melanie Griffith e Winona Ryder), a Londra (da Kate Winslet e Cate Blanchett), in Italia (da Lella Costa, Lucia Vasini, Lucrezia Lante della Rovere, Athina Cenci). Da questa pièce è nato il V-Day, contro la violenza sulle donne. Per Piemme ha pubblicato Io sono emozione.\r\n\r\nFonte: PIEMME