“L’Italia e’ già una terra di nessuno per le aziende che fanno ricerca ed estraggono petrolio, che godono di un regime fiscale e di agevolazioni smaccatamente a loro favorevole. In questa situazione invece di regolamentare meglio il settore è da irresponsabili mettere a rischio le aree protette costiere e marine, tutelate dalle norme nazionali, internazionali e comunitarie, facendo saltare la norma, approvata dal Parlamento nel giugno 2010, che prevede l’interdizione delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in mare dentro le aree protette e in un raggio di 12 miglia. Le aree protette e le popolazioni costiere vanno tutelate garantendo che le bombe ecologiche costituite dalle piattaforme offshore siano a distanza di sicurezza”, commenta Stefano Leoni, presidente del WWF Italia le indiscrezioni sul “decreto liberalizzazioni”.\r\n\r\nLeoni aggiunge: “Non crediamo che per difenedere gli interessi dei petrolieri si voglia correre il rischio di far ripetere agli italiani l’esperienza che, dopo l’incidente della piattaforma Deepwater Horizon, ha soffocato il mare e l’ambiente del Golfo del Messico e ha prostrato le economie del turismo e della pesca di ben 5 Stati degli USA (Alabama, Luisiana, Mississipi, Teaxs e Florida). Prevalga il principio di precauzione sul compromesso al ribasso che non fa gli interessi dei cittadini”.\r\n\r\n“Inoltre facilitare ancora di più l’estrazione e quindi l’uso del petrolio va contro la politica di decarbonizzazione e la green economy che sono invece la chiave per uno sviluppo sostenibile” conclude Leoni.\r\n\r\nFonte:WWF