Nell’Anno internazionale delle foreste, questi ambienti unici ma a grande rischio continuano a stupirci. Nei lussureggianti complessi forestali del bacino del Mekong, nel sud-est asiatico, nel solo 2010 sono state scoperte 208 specie sconosciute alla scienza, a una media di una ogni due giorni, tra cui la scimmia “Snubby” che si protegge il naso dalla pioggia, cinque piante carnivore che mangiano topi e uccelli, un nuovo Luì che vive tra le rocce, un geco dai colori psichedelici e una lucertola che per riprodursi si clona, senza bisogno del maschio. Queste straordinarie scoperte sono state presentate oggi nel nuovo rapporto del WWF “Wild Mekong”, Mekong selvaggio.\r\n\r\nSebbene fossero ancora sconosciute alla scienza, molte di queste specie sono invece già da tempo note alle comunità locali che le cacciano per le proprie tavole, lottano per sopravvivere in habitat sempre più limitati e sono a rischio estinzione a causa dei processi di deforestazione in corso in quei paesi, di una crescente pressione di caccia, dei cambiamenti climatici e di uno sviluppo troppo rapido e insostenibile. Ne è una prova la recentissima estinzione dell’ultima popolazione di rinoceronte di Giava in Vietnam, recentemente confermata dal WWF.\r\n\r\nCosì, mentre il rapporto conferma l’area come una regione dalla biodiversità straordinaria, il WWF lancia un appello ai sei leader della sub-regione del Greater Mekong, che la settimana prossima si incontreranno in Myanmar per approvare un nuovo piano di cooperazione economica regionale, a porre al centro delle loro decisioni i benefici garantiti dalla responsabile utilizzazione e conservazione della biodiversità dell’area, così come i costi ambientali ed economici che la sua erosione e perdita comporterebbe.\r\n\r\n“Il capitale naturale rappresentato dalla straordinaria biodiversità del Greater Mekong è la base stessa su cui è stata costruita la prosperità della regione – ha detto Massimiliano Rocco, responsabile Specie, TRAFFIC e Foreste del WWF Italia – Ma questi preziosi ambienti naturali, le foreste tropicali e le specie che li popolano continueranno a sparire se non si intensificano gli sforzi per rendere le economie della regione più sostenibili e responsabili. I governi dell’area del Mekong devono smettere di pensare alla tutela della biodiversità come un costo e riconoscerla invece come un investimento imprescindibile per lo sviluppo dei loro stesi paesi, per garantire una stabilità a lungo termine all’intera regione e uno sviluppo alle comunità che vi abitano.”\r\n\r\nLe ultime scoperte fatte dai ricercatori nella regione, che si estende tra Cambogia, Laos, Myanmar, Thailandia, Vietnam e la provincia cinese dello Yunnan, comprendono 145 piante (tra cui 16 orchidee), 28 rettili, 25 pesci, 7 anfibi, 2 mammiferi e un uccello. Tra di esse una scimmia dal naso all’insù (Rhinopithecus strykeri) che le comunità locali chiamano “Snubby”, trovata nella remota e montuosa area del Kachin, che quando piove mette la testa tra le ginocchia per evitare che la pioggia entri nelle narici rivolte verso l’alto, facendola starnutire. Una strabiliante serie di 28 rettili, tra cui una lucertola con solo esemplari di sesso femminile (Leiolepis ngovantrii) individuata in Vietnam, che si riproduce clonandosi senza bisogno di lucertole maschi. Mentre tra la Thailandia e la Cambogia sono state scoperte cinque specie di piante carnivore, di cui alcune sono in grado di adescare e consumare piccoli ratti, topi, lucertole e perfino uccelli.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n“Questo incredibile tesoro e quanto altro vi è di ancora nascosto nelle foreste del Mekong andrà perduto per sempre se i governi falliscono nell’investire nella conservazione e nella tutela della biodiversità. E accanto all’impegno dei governi, serve l’azione di tutto il settore privato, legato al legno, alla carta e alle diverse materie prime fornite dagli habitat forestali, che da decenni sfrutta quelle risorse senza una strategia di sostenibilità – ha concluso Massimiliano Rocco, del WWF Italia – E’ un impegno fondamentale per assicurare la sostenibilità a lungo-termine di quest’area, ma la cui conservazione è inderogabile per affrontare i cambiamenti ambientali globali e la salute dell’intero pianeta.”\r\n\r\nFoto: Gryan Stuart