Il palcoscenico si trasforma in un mondo “a testa in giù” dove i personaggi della fantasia di Lewis Carroll, dal Cappellaio Matto, alla Regina di Cuori, al Bianconiglio, animano il mondo delle Meraviglie di Alice, interpretata da Romina Mondello.\r\n\r\nAlice, ovvero la sorella di Amleto. E’ una delle possibili chiavi di lettura di “Alice” lo spettacolo tratto da Lewis Carroll che sarà in scena martedì 6 dicembre, ore 21.15, al Teatro Comunale di Pietrasanta (biglietti da 12 a 24 Euro info 0584 265733 – 795511 www.laversilianafestival.it) per la stagione di prosa organizzata dalla Fondazione La Versiliana, in collaborazione con il Comune di Pietrasanta e la Banca della Versilia Lunigiana e Garfagnana.\r\n\r\nUno spettacolo visionario e immaginifico, che porta la firma dell’estroso regista Matteo Tarasco, tra i più stimati dai critici e che vede Romina Mondello straordinaria interprete di Alice, affiancata da Salvatore Rancatore, Giulia Galiani e Odette Piscitelli.\r\n\r\nDi grande impatto la scenografia dello spettacolo, creata anch’essa da Matteo Tarasco, che presenta la stanza di Alice nel Manicomio di Wonderland, una vecchia stanza abbandonata di epoca vittoriana, che lo spettatore scruta attraverso il pavimento sfondato del piano superiore, in una prospettiva distorta: la parete di fondo della scena è il pavimento della stanza. Questa vecchia stanza, retaggio di memorie, e al contempo luogo dove il male di vivere fa risuonare le proprie urla, il regno di una creatura speciale che vede al di là delle cose che si vedono.\r\n\r\n“Il nostro spettacolo ci ricorda che Alice potrebbe essere la sorella di Amleto. – scrive nelle note di regia Matteo Tarasco – Nella storia di Alice lo specchio rappresenta un confine, al di là del quale tutti noi possiamo credere di essere o di non essere principi, re e regine. Se Amleto scappa e si rifugia nella finzione della follia, Alice scappa e si rifugia nella follia della finzione, dove tutto può essere o non essere, ma nulla è un problema, bensì un enigma, che altro non è che un problema senza soluzione, come gli indovinelli del Cappellaio Matto, come gli interrogativi del principe di Danimarca”.\r\n\r\n“ ‘Alice’ non è uno spettacolo per bambini. – scrive ancora Tarasco – Se i libri di Alice hanno acquisito la certezza dell’immortalità è perché continuano ad essere letti e gustati dagli adulti. Carrol, con il rigore del matematico e lo scrupolo di un chierico, ci conduce in un viaggio nel profondo dell’animo umano, dove le contraddizioni più aspre si fondono, per restituire un’immagine del mondo vividamente controversa. Un mondo di meraviglie osservato attraverso lo specchio della propria coscienza, che sempre ci restituisce un’immagine distorta e traslata dell’essere. Mettere in scena Alice, capolavoro della letteratura inglese dell’Ottocento, vuole essere un tentativo di raccontare l’odierno spaesamento quotidiano di una generazione incompresa, un tentativo per riacquistare, attraverso la fascinazione del palcoscenico, i valori della parola poetica, che crediamo oggi debba imporsi su altri linguaggi che spiegano, ma non insegnano il senso”.