Pagella negativa per l’Italia, che con una ‘E’, in una scala dalla A alla G, conferma la deludente media europea\r\n\r\nSecondo l’edizione 2011 dello studio di WWF ed Ecofys, reso noto durante il Summit di Durban e on line su www.climatepolicytracker.eu, l’Unione Europea è indietro sulle politiche climatiche\r\n\r\nFilo diretto da Durban con i tweet di Mariagrazia Midulla, Responsabile Policy Clima ed Energia del WWF Italia, e il diario audio su www.wwf.it/cop17\r\n\r\nL’Unione Europea non sta facendo abbastanza su clima ed energia e di questo passo non raggiungerà l’obiettivo della decarbonizzazione entro il 2050. In una scala di valutazione dalla A alla G (dove G è il voto più basso), la media generale delle politiche climatiche europee corrisponde alla lettera ‘E’: un dato molto deludente che coincide esattamente con la media italiana. E’ questa l’analisi che, proprio mentre è in corso il vertice ONU di Durban sui cambiamenti climatici, emerge dall’edizione 2011 del Climate Policy Tracker dell’Unione europea, uno studio di WWF ed Ecofys disponibile on line da oggi sul sito www.climatepolicytracker.eu. “Mancare l’obiettivo della decarbonizzazione entro il 2050 vorrebbe dire perdere un’occasione di transizione verso un’economia competitiva, portando ad uno shock climatico che renderebbe l’attuale crisi finanziaria un evento di poca importanza”.\r\n\r\nCOME SI DA’ IL VOTO. Il voto attribuito dallo studio ad ogni Stato europeo per le proprie politiche climatiche ed energetiche è dato dalla media tratta dalla valutazione di ogni singolo settore della sua economia (fornitura di elettricità, industria, edifici, trasporti, agricoltura e silvicoltura), ciascuno analizzato secondo le due macroaree di energie rinnovabili ed efficienza energetica.\r\n\r\nLA PAGELLA DELL’UNIONE EUROPEA. Stazionaria la situazione in molti paesi rispetto alla valutazione dell’anno precedente delle loro azioni in favore di un’economia a basse emissioni di CO2. Resta un generale empasse riguardo alle azioni a lungo termine. In questo contesto tra i paesi più promettenti ci sono, con una D, Danimarca e Germania, tra i mediocri la Francia, con una E, e la Romania con una F ma in salita. In discesa invece, ma non tra i peggiori, l’Irlanda che si allontana dalla sua D.\r\n\r\nLa Danimarca ha presentato una strategia energetica 2050 con l’obiettivo di diventare indipendenti dai combustibili fossili entro il 2050. Questa strategia non è stata ancora discussa dal Parlamento, ma c’è un accordo generale per un chiaro obiettivo 2050. La Germania ha introdotto il suo concetto di energia con l’obiettivo a lungo termine per ridurre le emissioni dell’ 80-95% entro il 2050, ma tale obiettivo non è giuridicamente vincolante. Francia e Romania hanno fatto dei piccoli passi in avanti assegnando finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo nelle energie rinnovabili. L’Irlanda ha invece accantonato il suo progetto di legge per il cambiamento climatico e l’Olanda ha ridotto i suoi obiettivi per il 2020 al minimo livelli UE. Tra i Paesi in fondo alla classifica, con una F, Bulgaria, Lussemburgo, Grecia, Polonia.\r\n\r\nLA PAGELLA ITALIANA. L’Italia conferma il voto E conferitogli nell’edizione precedente dello studio WWF-Ecofys. In particolare, il nostro Paese non ha ancora una strategia globale e trasparente sul clima che rifletta una vera e propria ambizione di raggiungere un’economia a basse emissioni di carbonio, situazione aggravata da una generale mancanza di coordinamento e di impulso politico a livello nazionale. Il Piano d’azione nazionale per le energie rinnovabili, pubblicato nel giugno 2010, e quello per l’efficienza energetica, pubblicato nel luglio 2011, contengono iniziative che dovrebbero essere attuate nel quarto trimestre del 2011. Tuttavia, la difficile situazione economica potrebbe ritardare o ridurre gli incentivi a muoversi verso un’economia a basse emissioni di carbonio, a meno che il governo non inizi finalmente a considerare la green economy come una delle strategie di ripresa più promettenti.\r\n\r\nLe materie della pagella energetica italiana. Riguardo alla fornitura di elettricità, il provvedimento fondamentale è stato lo stop al piano nucleare, ma tuttora non c’è una nuova strategia trasparente su energia e clima, senza contare che per le fonti alternative il conto energia è stato ridotto ed è soggetto a continue modifiche. Nel settore dell’industria, non risulta alcuna politica di sviluppo delle energie rinnovabili. Per gli edifici, viene citato come unico elemento positivo il Decreto Rinnovabili n.28/2011 che contiene misure come l’obbligo della certificazione energetica, mentre per il settore trasporti, si fa riferimento alle proposte di legge per gli incentivi alle auto elettriche. Nessuna azione, invece, è prevista per favorire energie rinnovabili ed efficienza energetica nei settori di agricoltura e silvicoltura.\r\n\r\n“Il Climate Policy Tracker è uno strumento potente. Esso consente ai governi e alle parti interessate di identificare facilmente i settori in cui si può intervenire per ridurre efficacemente le emissioni di gas a effetto serra”, dichiara Niklas Höhne, Direttore di Policy Clima ed Energia di Ecofys.\r\n\r\nLa maggior parte delle nuove politiche attuate negli Stati membri nell’ultimo anno sono state introdotte a seguito di leggi approvate a livello comunitario. Tuttavia, la mancanza di effettiva attuazione di queste leggi da alcuni Stati membri, ha portato ad una situazione in cui i loro impatti positivi non sono stati sentiti a pieno. I recenti piani dell’UE per la riduzione delle emissioni entro il 2050 sono stati lunghi a parole e molto brevi nell’azione.\r\n\r\n“Le evidenti lacune nella politica dell’Unione europea hanno fatto scattare il campanello d’allarme. L’Emission Trading System (ETS) deve essere reso di nuovo rilevante. La direttiva sull’efficienza energetica non può soccombere al facile compromesso del minimo comune denominatore. Il Climate Policy Tracker dell’UE dimostra quanto siano importanti questi sforzi legislativi – l’Unione Europea non può continuare a perdere le opportunità che esso offre per scongiurare il disastro economico e climatico”, dice Mariagrazia Midulla, Responsabile Policy Clima ed Energia del WWF Italia.\r\n\r\nFortunatamente, ci sono storie di successo in ogni paese e ogni settore. Se gli Stati membri raggiungessero punteggi di best practice in ogni settore, le valutazioni complessive raddoppierebbero. Ciò significa che le strategie di policy sono disponibili, ma non sono implementate in modo diffuso.\r\n\r\n“Il progresso più grande in Europa è evidente nelle politiche a sostegno delle energie rinnovabili, mentre le politiche per i settori come i trasporti, l’industria e l’efficienza energetica in generale, sono tutti gravemente in ritardo”, dice Höhne.\r\n\r\nA causa della crisi economica, la crescita verde è entrata in molti piani di governo, ma la vera trasformazione non è ancora visibile. I tagli di bilancio hanno interessato alcune politiche di energia pulita, anche se ci sono state alcune decisioni politiche importanti per abbandonare l’energia nucleare in Germania e in Italia, oltre che compiere passi positivi a lungo termine verso l’indipendenza dai combustibili fossili in Danimarca.\r\n\r\n“Le roadmap sono importanti per capire dove si va, ma le politiche che si approvano oggi e domani devono contenere già la visione e andare nel senso giusto, le cornici vuote, così come i provvedimenti alla giornata, lasciano il tempo che trovano, letteralmente”, dice Midulla.\r\n\r\nLo studio: Il Climate Policy Tracker dell’Unione europea 2011 è composto da informazioni pubblicamente disponibili. Esso misura tutti i settori che influenzano le emissioni di gas a effetto serra all’interno dell’Unione europea come la politica climatica generale, fornitura di energia elettrica, industria, edilizia, trasporti, agricoltura e silvicoltura. Si tratta di un documento di lavoro e sarà aggiornato periodicamente.\r\n\r\nIl Climate Policy Tracker dell’Unione europea 2011 è disponibile da oggi sul sito: www.climatepolicytracker.eu\r\n\r\n \r\n\r\n