Mostra personale di Giuliano Tomaino 17 dicembre 2011 – 12 febbraio 2012 a cura di Cinzia Compalati
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Special project Sculture in città a cura di Mario Botta
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Pietrasanta (LU), Complesso di S. Agostino e sedi varie
\r\nPIETRASANTA (LU) Il riferimento al romanzo di Italo Calvino è diretto: Giuliano Tomaino subisce il fascino de “Il cavaliere inesistente” e del suo protagonista Agilulfo, cavaliere privo di corpo che nella sua vuota armatura con la sola forza di volontà combatte nell’esercito di Carlo Magno. Dal racconto emerge l’angosciosa raffigurazione dell’uomo moderno, la sua impossibilità di essere autentico; “si può essere senza esistere”: è racchiuso in questa sentenza il senso de Il cavaliere inesistente, che condanna il pregiudizio dell’apparenza.\r\n\r\nCome nel romanzo, la mostra dell’artista ligure è ambientata nella roccaforte medievale di Pietrasanta che raccoglie tra le sue mura tutti i luoghi narrativi di Calvino: il villaggio, il castello, la chiesa, il campo di battaglia e il monastero.\r\n\r\nTomaino condivide con Calvino la visione disillusa sulla figura dell’intellettuale contemporaneo, assimilato a quella dell’artista, spesso costretto nell’asfittico circuito dell’arte in cui regole di mercato, giochi di potere e politica ricoprono un valore maggiore rispetto alla qualità dell’opera e dell’artista stesso. Al cospetto di questo sistema, Tomaino se ne chiama fuori.\r\n\r\nIl percorso espositivo, a cura di Cinzia Compalati, si snoderà, dal 17 dicembre al 12 febbraio, tra il complesso di Sant’Agostino e vari spazi del centro cittadino. In particolare in Piazza Duomo sarà realizzata una macro proiezione site specific sul suolo della piazza stessa e sulla facciata della chiesa di S.Agostino: il fiero destriero di Agilulfo dialogherà metaforicamente con le tende bianche dell’accampamento di Carlo Magno, il Duomo.\r\n\r\nNella Chiesa di Sant’Agostino sarà realizzato un progetto specifico sul tema de Le case dei Santi, nota serie di Tomaino, per creare una sorta di cammino mistico, un’ascesi. Suggestive sagome in ferro rosso dipinto segneranno con il loro ‘corpo’ i sepolcri – oggi vuoti – presenti nella pavimentazione. Inoltre, per la prima volta, dietro l’altare, prendono vita anche i Santi e non la loro allusione, prodotti a Napoli in collaborazione con i cartapestai.\r\n\r\nAl centro del chiostro sarà rievocata, con una piccola installazione a forma d’albero, la narrazione-leggenda storica pietrasantese, di retaggio medievale, del giudice e del boia che rispettivamente formulavano ed eseguivano sentenze con tanto di tariffario (documento ritrovato).\r\n\r\nLe sale del chiostro di Sant’Agostino ospiteranno la mostra antologica dell’artista con opere pittoriche.\r\n\r\nLungo le mura di Pietrasanta saranno installati i cimbelli, undici sculture luminose, che indicano al pellegrino la via verso la città.\r\n\r\nSculture in città nasce da un’idea dell’architetto Mario Botta. Si tratta di opere, tutte caratterizzate dal rosso, che dialogano tra loro da una parte all’altra del territorio comunale, da Marina al centro storico, per attraversare vie note e scoprire scorci inediti. Sono cavalli a dondolo, mani e piedi, sagome umane protagonisti di una coinvolgente narrazione fantastica.\r\nUna mappa della mostra, in distribuzione gratuita, segnalerà le opere.\r\n\r\nNota biografica: Giuliano Tomaino è nato alla Spezia nel 1945, vive e lavora a Sarzana; ha iniziato la sua carriera alla fine degli anni Sessanta, nella direzione dell’Arte Povera, con assemblages di objets trouvés.\r\n\r\nGli anni ’70 sono contraddistinti da copriletto utilizzati come supporto per rappresentare la natura, il degrado e l’azione del tempo. Dalla metà degli anni ‘70 la sua ricerca si rivolge alla pittura segnica, caratterizzata da linee che si incrociano in diverse scale di nero e rosso, colori che diventeranno una costante nel suo lavoro, con segni che tendono a ripetersi; sono coevi i collages eseguiti con tessuto sfrangiato.\r\n\r\nIl soggiorno newyorkese segna una tappa importante nel lavoro di Giuliano che, in quegli anni, frequenta Mario Soldati. Tellaro, dove l’artista risiedeva, e il paesaggio ligure, entrano nei dipinti sotto forma di segni che rimandano ai pali della mitilicoltura nel golfo, alle meduse (E oltre tutto non sai dove vanno, ’85), alle nuvole (E’ il mare dileguato nel cielo, ’86), al porto (Dietro la poppa una luna immensa).\r\n\r\nNel ’90 compare il tema del cimbello (lo zimbello, il richiamo per gli uccelli), suggerito dalle rondini che entrano nello studio sarzanese, dove Tomaino lavora tuttora; gli spazi espositivi interessati al suo lavoro aumentano per numero e importanza (le gallerie Heinz a Zurigo, Mc Cann a Francoforte, Tornabuoni a Firenze, Susanna Orlando a Forte dei Marmi) fino al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, con Tomaino gli anni ‘80 del ‘91 o al Museum im Vogtturm di Zell am See in Austria.\r\n\r\nIn questa fase l’artista contamina i temi legati al territorio con i drammi dell’attualità (Pensando al Golfo, ’91). Il motivo dei cimbelli ritorna insistentemente in Come dentro un vecchio colombaio (’92) o in Itinerari per Sarajevo (’93), utilizzati quale segnaletica nel centro storico di Sarzana. Le gambe a V verso l’alto (Fuori gioco, ‘93) sono un’altra tappa (V di Vincent, ma anche premonizione di una caduta rovinosa). Lo stesso anno lo studio di Tomaino e il sottostante ex biscottificio abbandonato ospitano La presenza della virtualità. Arte come pre-, mostra con sedute preliminari sul concetto di installazione site-specific; nasce un importante sodalizio con Claudio Costa, uno dei massimi esponenti dell’arte etnica, coordinatore della mostra, e con gli artisti a lui collegati. Fra questi Costantino Ciervo, Pietro Perrone e Ampelio Zappalorto, presenti nel panorama artistico internazionale, Philip Corner, esponente storico del Fluxus, e Jacob De Chirico; quindi Fabrizio Garghetti, fotografo di artisti, Antonio Porcelli, esponente del Neo-Futurismo, i genovesi Luigi Tola e Rodolfo Vitone, rappresentanti storici della Poesia Visiva. Nel ’94 Tomaino organizza con Claudio Costa l’evento work in progress La virtus della virtualità. Arte come pre-, presentata da Bruno Corà.\r\n\r\nIl tema de Le case dei santi, dagli importanti sviluppi successivi, inizia nel 2004 in forma pittorica e stilizzata, a seguito di una visita nel territorio della Garfagnana a S. Pellegrino in Alpe, per giungere l’anno successivo alla forma-archetipo definitiva e tridimensionale.\r\n\r\nLa Spezia, sua città natale, gli rende omaggio tra la fine del 2009 e il maggio 2010 con una grande mostra presso il museo CAMeC e con un percorso di sculture articolato per tutta la città.\r\n\r\nCrea la Factory, una sorta di bottega medievale, gruppo di artisti che lavorano in modo permanente con lui.\r\n\r\nTomaino ha una speciale attenzione per i titoli che, “fiancheggiando” l’opera, ma senza descriverla, sono, sostiene l’artista, “a volte più belli delle opere ”.\r\n\r\nFonte: Alessia Lupoli