\r\n\r\nDiamo spazio oggi a Parisse, giovane cantante italo – canadese… con lei non potevamo non parlare di vagabondaggio, dato il titolo del suo nuovo album: Vagabond.\r\n\r\nNel tuo vagabondare cosa concepisci come casa? La mia casa è nella mia mente e nel mio cuore, ovunque io mi trovi.\r\n\r\nCosa porti con te quando viaggi? Tantissime cose, ho sempre il timore di dimenticare qualcosa, quindi metto dentro la valigia tutto quello che riesco. Sicuramente le cose che non mancano sono il mio ipod e un block-notes.\r\n\r\nAvere una doppia cultura significa vivere a metà? No, per me significa cercare di essere più completa. Per questo ho deciso di vivere alcuni anni in Canada: per migliorarmi come persona e come artista.\r\n\r\nVagabond vede la produzione di Phil Palmer: come vi siete incontrati e come è stato lavorare con lui? Ha ascoltato le mie canzoni quando ancora non ci conoscevamo personalmente. E quando ci siamo incontrati in studio di registrazione per me è stata una vera emozione. L’entusiasmo per il mio progetto di un grande musicista come lui mi ha dato una carica enorme.\r\n\r\nQuali sono i tuoi compagni di viaggio? Amici, colleghi, famigliari. Ma amo molto anche viaggiare da sola.\r\n\r\nOgni disco è un punto di partenza e uno di arrivo. Cosa hai fermato in Vagabond e verso cosa stai andando? ‘Vagabond’ è il modo in cui affronto sia la musica sia la mia vita personale. Ogni canzone contenuta in questo album è frutto di emozioni provate sulla mia pelle, che sentivo di voler condividere. Vivo la mia musica giorno per giorno secondo le mie sensazioni: non so dove mi porteranno domani, ed è proprio questo che mi piace.\r\n\r\nCosa pensi delle contaminazioni musicali? Indispensabili, una fonte inesauribile di ispirazione. E’ stato molto divertente e stimolante ad esempio inserire nel brano di Carol King ‘I feel the earth move’ presente nel mio album suoni elettronici e parti inedite nate grazie anche a questo tipo di contaminazione.\r\n\r\nDove sta andando la musica oggi? Verso nuovi linguaggi e nuove forme di diffusione. La speranza è che ci siano sempre più spazi per nuove idee.\r\n\r\nIntervista di Elena Torre\r\n\r\n