In Consiglio dei ministri e in Parlamento fioriscono i provvedimenti a favore delle trivellazioni per estrarre petrolio dai mari italiani. C’è il testo unico delle disposizioni per le attività di ricerca e coltivazione degli idrocarburi attualmente in discussione, ma anche il comma che rivede l’estensione dei vincoli nel Golfo di Taranto, infilato di soppiatto nel testo che recepisce la direttiva europea contro i reati ambientali e in fase di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.\r\n\r\nE’ un vero e proprio allarme quello lanciato da Legambiente al passaggio di Goletta Verde a largo delle Egadi, uno degli arcipelaghi presi di mira dalle compagnie petrolifere.\r\n\r\nLa campagna estiva dell’associazione consegna oggi alla Shell Italia, interessata alle prospezioni nelle Egadi, la Bandiera Nera dei pirati del mare, il poco ambito riconoscimento per gli scempi e la cattiva gestione a danno di mare e coste. E Legambiente coglie l’occasione dell’arrivo a Favignana per ribadire la propria ferma opposizione a ogni ipotesi di ulteriore sfruttamento dei fondali italiani e siciliani in particolare.\r\n\r\nLa ricerca forsennata per individuare petrolio in tutta Italia potrebbe portare a estrarre circa 187 milioni di tonnellate al massimo, una quantità che, ai consumi attuali, sarebbe sufficiente a garantire autonomia energetica al nostro Paese per appena 30 mesi, secondo le stime dello stesso ministero dello Sviluppo economico. Nel frattempo, però, avremmo messo a rischio le aree marine più pregiate del nostro territorio.\r\n\r\nSul fronte normativo, l’ennesimo favore alle trivellazioni è arrivato il 7 luglio con il decreto legislativo di attuazione della direttiva sulla tutela penale dell’ambiente. Senza alcun pudore, si è utilizzato un provvedimento che avrebbe dovuto rafforzare le misure di tutela ambientale per inserire un comma che in realtà allarga le maglie del divieto alle attività di ricerca, prospezione ed estrazione di idrocarburi in mare per il golfo di Taranto.\r\n\r\n“E’ un comma assolutamente fuori tema – dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente – che risponde unicamente agli interessi delle compagnie petrolifere e che è in netto contrasto con gli intenti della direttiva europea sui reati ambientali. Purtroppo, il governo in nome di una presunta indipendenza energetica tenta ancora di rilanciare l’utilizzo del petrolio. Non possiamo non esprimere il nostro dissenso verso questa scelta che non risolve la questione energetica dell’Italia e minaccia oggi e in futuro i territori”.\r\n\r\nLegambiente sottolinea inoltre il proprio dissenso verso il Disegno di legge che prevede la “Delega al governo per l’adozione del testo unico delle disposizioni in materia di prospezione ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi”. Un provvedimento che esclude qualsiasi motivazione di carattere ambientale, giustamente bocciato all’unanimità dalla Commissione Ambiente del Senato nei primi giorni di luglio.\r\n\r\nNon è condivisibile, infatti, la strada della delega al governo per l’adozione di un testo unico finalizzato, tra l’altro, alla semplificazione dei procedimenti autorizzativi di competenza statale e alla definizione di poteri sostitutivi per i progetti strategici. Il testo, inoltre, lascia invariate le royalties a vantaggio delle compagnie petrolifere e istituisce un’ennesima Agenzia dedicata alle risorse minerarie ed energetiche e per la sicurezza delle attività estrattive a cui dovrebbero essere trasferite le competenze e le risorse umane e strumentali degli uffici periferici della Direzione generale del ministero dello Sviluppo economico.\r\n\r\nFonte: Ufficio Stampa Legambiente