L’Italia come la Germania. No al nucleare e Sì agli investimenti nelle energie pulite per un Paese più moderno e pulito.\r\n\r\nLegambiente: “Prospettive rosee, ma è necessario recuperare i ritardi delle Regioni nel recepimento delle Linee Guida per gli impianti da fonti rinnovabili”\r\n\r\nMigliaia di imprese e 100 mila occupati tra diretti e indotto, fonti pulite installate nel 94% dei comuni italiani: le numerose esperienze in campo, in tante realtà del Paese, mostrano come le fonti rinnovabili siano oggi tecnologie affidabili, sulle quali è possibile costruire un modello energetico più moderno, efficiente e pulito. Il corretto sviluppo delle rinnovabili può permettere all’Italia di raggiungere gli obiettivi europei al 2020 e inaugurare una nuova fase di sviluppo.\r\n\r\nGli impianti per le rinnovabili diffusi sul territorio e la continua crescita dell’efficienza, hanno garantito oltre il 22% dei consumi elettrici complessivi italiani. Ora però, è possibile andare oltre questa situazione non solo in termini quantitativi, come già ci siamo impegnati a fare in ambito europeo, ma soprattutto qualitativi, creando nuove opportunità per i territori e per i cittadini: lavoro di qualità e opportunità di risparmio in bolletta.\r\n\r\nQuesto il quadro dell’Italia delle rinnovabili descritto nel corso di un convegno che si è tenuto oggi a Roma, a cura di Anev (Associazione nazionale Energia del Vento) e Legambiente nell’ambito delle iniziative del Wind Day, la giornata mondiale dedicata all’energia eolica (15 giugno), promossa dall’Ewea, l’associazione europea dell’energia eolica e dal Gwec e il Global Wind Energy Council, al quale hanno partecipato Alessio Battistella (architetto, consulente RSE), Enrica Campus (paesaggista, Università di Firenze), Angela Barbanente (Regione Puglia, assessore all’assetto del territorio), Antonio Cammisecra (Enel Greenpower, responsabile business development Italia), Francesco Ferrante (Kyoto Club, vicepresidente), Flavio Morini (ANCI, presidente commissione ambiente), Luigi Pelaggi (Ministero dell’Ambiente, capo segreteria tecnica), Sara Romano (Ministero sviluppo economico, direttore generale), Silvano Rometti (Regione Umbria, assessore all’ambiente e energie alternative), Simone Togni, ANEV (segretario generale), e Edoardo Zanchini (Legambiente, responsabile energia).\r\n\r\n“Le prospettive sono rosee – ha dichiarato Edoardo Zanchini, responsabile Energia di Legambiente – ma per ottenere risultati vantaggiosi è necessario dare risposta ad alcune questioni fondamentali. Gli obiettivi europei al 2020 devono essere perseguiti con concretezza, coinvolgendo nella sfida anche il settore dell’edilizia e della piccola e media impresa. Bisogna poi dare certezza agli incentivi e definire regole semplici e trasparenti per l’approvazione dei progetti da fonti rinnovabili, risolvendo così l’annoso problema della complessità dell’iter per la realizzazione degli impianti”.\r\n\r\nUn primo significativo test è rappresentato proprio dal modo in cui sono state recepite le Linee Guida nazionali. Complessivamente, sono 15 le Regioni a essere intervenute, fino ad oggi, per declinare le indicazioni nazionali rispetto ai territori, ma solo nel caso della Puglia e della Provincia di Bolzano è stato definito un quadro completo, ossia con indicazioni che riguardano tutti i tipi di impianto. Marche, Molise e Valle D’Aosta hanno introdotto indicazioni per eolico e fotovoltaico, mentre Emilia Romagna, Piemonte e Toscana si sono occupate solo di fotovoltaico. Nelle altre regioni sono stati introdotti provvedimenti parziali, oppure di semplice recepimento o, come nel caso di Friuli, Liguria, Lombardia e Sicilia non è stato fatto ancora nulla. In generale, va sottolineato, come l’approccio si sia limitato, nella maggior parte dei casi, a definire i vincoli per le rinnovabili – come del resto prevedevano le Linee Guida: aree “non idonee”, criteri di progettazione, altri divieti – ma non ancora un progetto per accompagnare positivamente lo sviluppo nei territori, gestire i processi di confronto con imprese e Enti Locali sulle proposte, dare certezze a cittadini e imprenditori, tenendo assieme le ragioni dello sviluppo con quelle della tutela.\r\n\r\nPer Legambiente, è necessario porsi degli obiettivi concreti che possano promuovere la crescita e lo sviluppo corretto di tutto il settore, a partire dal raggiungimento degli obiettivi europei al 2020 per l’energia e il clima, per i quali bisogna innescare politiche di spinta alle rinnovabili e soprattutto di efficienza energetica trasversali all’edilizia, alle piccole e medie imprese, ai trasporti, per raggiungere il 17% dei consumi finali di energia soddisfatti attraverso fonti rinnovabili[1] con grandi vantaggi in termini di minori importazioni, bollette meno care, energia finalmente pulita. Per riuscirci occorre un patto tra Governo e Regioni per approvare un sistema di burden sharing (previsto dalla Legge 13/2009), e cioè un piano per dividere e condividere impegni e responsabilità tra le diverse regioni sulla base delle risorse e delle condizioni dei territori, con obiettivi di sviluppo che ogni Regione articolerà rispetto alle proprie risorse e alle scelte energetiche più efficaci che vorrà assumere.\r\n\r\nLa seconda urgenza riguarda la prospettiva di certezze per gli incentivi alle fonti rinnovabili di progressiva riduzione verso la grid parity. Oggi vi sono tutte le condizioni tecnologiche per raggiungere gli obiettivi di sviluppo delle fonti rinnovabili e insieme creare le condizioni per raggiungere una situazione per cui il costo di produzione dell’energia da fonti rinnovabili avrà pareggiato il costo d’acquisto dell’energia dalla rete. Dopo lo stop del Decreto Romani infatti, vi sono ora finalmente certezze per gli investimenti nel fotovoltaico, mentre per le altre fonti gli investimenti sono di fatto fermi in attesa che si definisca il nuovo sistema, complicato e a rischio di fallimento, delle aste introdotto con il Decreto del Governo.\r\n\r\nPer concludere, il terzo importante obiettivo riguarda le regole semplici e trasparenti per l’approvazione dei progetti da fonti rinnovabili. Negli scorsi anni è stato questo infatti, il principale problema italiano con un sistema talmente complesso da aver reso felici solo giuristi e avvocati, ma non certo operatori del settore e cittadini comuni.\r\n\r\n“Il dossier presentato oggi – ha concluso Zanchini – si occupa proprio di chiarire la situazione italiana facendo il punto sul quadro normativo, in particolare con le regole e i criteri introdotti dalle Regioni in questi mesi, per a sottolineare le diverse questioni ancora aperte e contribuire alle soluzioni”.\r\n\r\nFonte: Legambiente