Abbiamo incontrato Fabrizio Pratesi, fratello del Presidente del WWF Fulco e di professione architetto. il suo “Memorie ironiche di un pescatore” è un libro su cui la Darwin Edizioni punta molto, un libro divertente e originale scritto con penna leggiadra, ma sapiente…
abrizio Pratesi, architetto. Come e quando è iniziata la sua passione per la pesca a mosca e i fiumi?
Cresciuto in campagna per i primi anni della mia infanzia/giovinezza la pesca e la caccia erano parte integrale e naturale della mia vita quotidiana e della mia famiglia.
Un libro ironico e divertente “Memorie ironiche di un pescatore”, scritto con leggerezza e uno stile scorrevole ed emotivo. Incontri, diari, racconti di personaggi incontrati nei suoi viaggi in Italia ed in Europa in cerca di fiumi per pescare. Quanto preferisce stare da solo in questa attività quasi “zen” e quanto invece con amici, parenti, persone nuove. C’è un forte senso di familiarità e voglia di condividere l’esperienza in natura e allo stesso tempo goderla da solo…
È assolutamente indispensabile per me essere solo sul fiume per conoscerlo, saggiarlo e godermelo. Durante la pesca sono completamente assorto nel corso d’acqua. La sera condivido l’esperienze della giornata con qualche amico pescatore; ma questo accede rarissimamente. Generalmente i miei pasti serali sono solitari e muti (non conoscendo spesso la lingua del luogo quando sono all’estero).
La pesca no-kill. Il futuro della pesca e un maggiore rispetto per le specie ittiche a rischio nel nostro paese? E la pesca a mosca che impatto ha nell’equilibrio dell’ecosistema fiume?
Per i pesci selvatici non vi è alcuna possibilità di sopravvivenza nei nostri fiumi; se non si esercita la pesca “no-kill“ i pescatori sono troppi ed i fiumi pochi e ancora meno quelli integri. Uno studio dell’Università di Perugia ha dimostrato che i tratti gestiti a “no-kill” permettono la difesa e la riproduzione delle trote meglio di quelli in cui la pesca è totalmente vietata. In questi ultimi tratti spesso regna il bracconaggio non controllato.
Come e quando i ricordi e diari dalla memoria prendono forma con penna e carta? Come concilia il suo lavoro impegnativo. E i momenti di relax in natura con questa vena artistica letteraria?
Generalmente i ricordi di pesca riaffiorano durante i viaggi che mi portano ai fiumi; guidare sulle autostrade per me è un ottimo stimolante della memoria. Il mio lavoro di architetto, a volte mi porta in località non lontane da buoni fiumi da salmonidi, quindi, finito il mio sopralluogo in cantiere, finisco la giornata pescando! Le sensazioni e le esperienze che vivo sui fiumi sono forti stimolanti per mettere per iscritto queste mie giornate di relax (se così si può definire un tempo dedicato all’estrema attenzione alla vita del corso d’acqua ed all’attività pescatoria).
Cosa la colpisce e la sorprende ancora in natura avendo viaggiato nei fiumi più belli e selvaggi d’Italia e d’Europa? Ogni fiume ha caratteristiche e carattere propri. Mi potrei definire più un cercatore di fiumi che un pescatore soltanto. L’ambiente fluviale ha per me un fascino profondo ed ogni corso d’acqua racchiude i suoi misteri particolari, mai come in certi fiumi il “geniusloci” è così evidente e delicato.
Avete iniziato con la Darwin Edizioni questa collana “Caledonia” con libri ispirati alla natura ma con un tono leggero e divertente. Progetti di altri libri o memorie da trasmettere alle nuove generazioni e agli appassionati di pesca?
Troppo spesso i libri sulla natura (a parte eccellenti guide e manuali) sono didattici, noiosi e dedicati a specialisti. Vorrei che questa collana nata con la Darwin edizioni pubblichi piccole opere nelle quali l’ambiente naturale faccia da sfondo ad incontri ed avventure divertenti, se possibile. “Caledonia” (dalla passione comune per la Scozia scoperta tra me e Alessandro Troisi, l’editore) pubblicherà altri autori e titoli con forte senso di “humour” e ricordi interessanti. Sono già in collaborazione e lavorazione altri titoli della collana: i nostri libri devono divertire, raccontare e con leggerezza portare verso la natura, non certo insegnare…
Intervista di Elena Torre