Sabato 15 gennaio, ore 18\r\n\r\nInaugurazione per la stampa\r\n\r\nCon Elisabetta Sgarbi e Vittorio Sgarbi\r\n\r\nA Ferrara, l’edificio storico in cui Ludovico Ariosto compose ampie parti dell’Orlando Furioso e dove, si narra, mettesse in scena per i familiari le sue prime composizioni teatrali, diventa una residenza. Le Case Cavallini Sgarbi aprono offrendo una raffinata atmsfera di stile e tradizione. Situate nel cuore di Ferrara furono costruite in epoca medioevale e appartennero al notaio Brunoro Ariosto fin dal 1471. Fu il fratello Niccolò che vi si stabilì e suo figlio Ludovico Ariosto vi abitò per lunghi periodi della sua vita. L’edificio, che coniuga perfettamente le sue tracce medioevali con quelle rinascimentali, appartiene alla famiglia Cavallini-Sgarbi dal 1943. Prima di allora il palazzo era passato attraverso nobili famiglie ferraresi e, nel 1800 proprietario ne fu il paesaggista e critico d’arte Ferdinando Ughi che a sua volta, nel 1913, lo vendette al pittore Oreste Buzzi. Da sempre, dunque, questa dimora ha accolto poeti, critici d’arte, pittori e, anche per questo, l’attuale arredamento dei tre appartamenti si è ispirato all’idea di valorizzare alcune voci singolari dell’arte figurativa italiana: artisti contemporanei come Claudio Parmiggiani e Piero Guccione, artisti particolari come lo scultore e partigiano di Falcade (Belluno) Augusto Murer, il pittore sordomuto di Bagolino (Brescia), Antonio Stagnoli, e, infine, gli esperimenti figurativi di scrittori, come la “variazione sul tema delle biciclette” di Diego Marani. Tutte queste opere sono visibili negli appartamenti del secondo piano e del piano superiore, accanto ai mobili d’epoca, dal rustico del ‘600 al Rococò al Biedermeier, che infondono al luogo il fascino di molte epoche in un contesto urbano di intatto fascino medioevale. Adesso, secondo un progetto di Elisabetta Sgarbi, le tre case, che costituiscono il cuore del palazzo, diventeranno una residenza pronta ad ospitare scrittori, attori, musicisti, artisti, studiosi di passaggio a Ferrara per ragioni di lavoro o ricerca, o semplicemente persone in cerca di luoghi abitati dalla cultura e dalla storia dove sia possibile come scriveva Charles De Brosses: incontrare gatti turchini. Ferrara offre molte occasioni per fare quel ‘viaggio sentimentale’ di cui parla Vittorio Sgarbi nel suo ultimo libro. Quella che fu per D’annunzio una delle città del silenzio è una tappa importante nel mosaico della bellezza artistica italiana. Nelle Case abitò, assieme alle sorelle Caterina e Romana, fino al giorno della sua scomparsa, nel 1984, Bruno Cavallini, zio di Elisabetta e Vittorio Sgarbi. Cavallini fu un grande umanista e intellettuale che con uno stile inconfondibile, fatto di sapienza e di umiltà, alternava studio sull’arte e sulla letteratura classica. Fece parte di quel gruppo di persone, con Bassani, che nel dopoguerra contribuì a far rinascere la cultura ferrarese. I suoi insegnamenti da ‘irregolare’ furono destinati a segnare la formazione culturale dei due fratelli Sgarbi. Oggi, con l’apertura delle Case alla memoria di Ariosto si unisce la traccia familiare di questo più segreto ricordo.\r\n\r\nFonte: Ufficio stampa\r\n\r\nAlba Donati\r\n\r\nDavis & Franceschini\r\n\r\n+ 39 335 5250734 + 39 055 2347273 donati@davisefranceschini.it