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Fabrizio Festa ospite del nostro format musicale

Dopo l’uscita del suo romanzo dal titolo L’Altare da venerdì 18 ottobre è in radio SONO ANDATO A FAR PIPÌil nuovo singolo del cantautore FABRIZIO FESTA. Il brano è lafotografia dello stato attuale e paradossale della nostra società. Un corto circuito etico e emozionale fatto di rapporti falsati, promesse non mantenute e amori frantumati.

Come nasce la tua musica? Quali sono le tue fonti d’ispirazione?

Grafica Divina

La nascita di una canzone ha molteplici “inizi”, può arrivare l’ispirazione mentre sono in macchina, mentre sto facendo una passeggiata… Solitamente inizio a suonare la chitarra, a studiarla, poi viene da sé e il più delle volte escono fuori melodia e testo insieme e difficilmente vado a modificare quello che ho scritto, semmai smusso e aggiungo quello che può mancare, che può essere il testo di una parte di una strofa per esempio. 

Avendo suonato e cantato vari generi musicali, la fonte d’ispirazione è ampia, può arrivare dal rock, dove invento un riff di chitarra e da lì parto, oppure sono arrivato ad approfondire la musica brasiliana e mi sono ritrovato ad essere influenzato da quei colori così affascinanti scrivendo canzoni con testo in italiano.

Di cosa parla “Sono andato a far pipì”, il tuo nuovo singolo?

La canzone ha molteplici sfumature e significati. 

Fotografa una stagnazione sociale nei rapporti, fatti sempre più di futilità e paradossi. Empatia, coerenza, dialogo sembrano forme mentis estinte e preistoriche. Costruire un rapporto duraturo è un miracolo se avviene. Questo vale in qualsiasi situazione, che sia lavorativa o affettiva. Andiamo tutti di corsa e c’è poco tempo per imparare ad ascoltare l’altro. Evidenzia il malcostume, la furbizia e la psicosi collettiva in cui ci siamo inoltrati e che se non ne prendiamo atto e iniziamo davvero ad essere intransigenti ecoscienti del saper vivere in mezzo e con gli altri, non fermiamo questa sorta di far west in cui siamo tornati. Lo si vede rispecchiato anche sul web, sui social, esprimi una opinione e il rischio è la risposta violenta, cinica, incattivita, senza la possibilità di un barlume di dialogo.

Scrivere canzoni significa non solo far sognare, che è sacrosanto, ma anche avere il dovere di far riflettere, provocare, svegliare coscienze. Sono arrivato a scriverla dopo anni che ho vissuto sulla mia pelle tanto di quello che ho appena raccontato, così come nel vivere quotidiano il fastidio di qualcuno al bar se starnutisci. 

Non stiamo messi bene. Nella canzone in realtà c’è una apertura al dialogo, al voler prendersi le proprie responsabilità semmai ce ne fossero, ma in una società abituata alla “sordità”, al finto perbenismo, alla ripetizione degli stessi infiniti errori, il mandarti a cagare rimane l’unica e paradossale via d’uscita. 

Via d’uscita perché spiazza, “rompe” quella forma ipocrita delle buone maniere, dietro le quali si trincera il malcostume di cui parlavo sopra. Non si è abituati ad essere messi in discussione. 

Cosa non deve mai mancare in un brano che ascolti e in uno che scrivi? 

In uno che ascolto la bellezza di quando si dice “riuscito”, quando percepisci che è stato scritto naturalmente senza essere pensatoe/o programmato, perché se si è attenti si percepisce.

In uno che scrivo, sostanzialmente la stessa cosa, la verità e il sentimento che debbono essere “primordiali”.

Cosa ne pensi dei social e del web in generale come mezzo per farsi conoscere?

Penso bene. La rivoluzione del web ha portato maggiore informazione, consapevolezza e fatto conoscere artisti che mai avrebbero potuto esprimersi ed avere visibilità, anche solo per pochi affezionati, rispetto all’imbuto discografico ufficiale.

Dicci dieci cose che ti piacciono e dieci che ti fanno arrabbiare.

Col pollice in su: 

coerenza, creatività, no pregiudizio, melanzane alla parmigiana, il sorriso, l’autoironia, il caldo, il mare, la disciplina, l’onestà intellettuale. 

Col pollice in giù:

l’incoerenza, la furbizia, la disonestà intellettuale, l’invidia, la prepotenza, la presunzione, chi urla quando parla, i maschilisti, il cappuccino tiepido, gli snob. 

Quest’inverno ti vedremo su qualche palco?

Posso dire che il 23 novembre replicherò a Formia

per una serata dove presenterò qualche mio brano e il mio libro “L’Altare” che ho pubblicato qualche tempo fa. 

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