“THE OTHER SIDE OF THE BED (feat. Alessandra Regosini)” è il singolo della neurologa ELENA BAZZOLI che ha tradotto in musica la sua esperienza ospedaliera, scrivendo il testo e componendo la melodia del brano. Alla voce Alessandra Regosini, già vincitrice del Botticino Music Festival nel 2014 e concorrente di X Factor l’anno successivo.
“THE OTHER SIDE OF THE BED” sostiene con i proventi la ricerca sui tumori cerebrali di cui l’autrice Elena Bazzoli si è occupata per quasi una decade a New York e in Italia.
Come nasce la tua musica? Quali sono le tue fonti d’ispirazione?
Ho scritto pochi brani inediti in italiano che, a differenza di “The other side of the bed”, si avvicinano di più al mondo cantautorale. Gli ascolti da me preferiti in questo ambito sono certamente quelli di grandi nomi, penso a De André e Fossati, ma anche di Gianmaria Testa, magari meno conosciuto ma con una poetica in grado di incantare. Per ciò che riguarda invece il brano in inglese, davvero è arrivato così, fluido. Sicuramente il testo affonda le sue radici dal mio rapporto con i pazienti. Lo so, è poco usuale, ma sono neurologa, ex ricercatrice in materia neurooncologica. Per quasi dieci anni mi sono occupata di ricerca sui tumori cerebrali a New York presso il Memorial Sloan Kettering Cancer Center (2007-2012) e in Italia.
Di cosa parla “The Other Side Of The Bed” il tuo nuovo singolo?
Questo l’interrogativo che ricorre nel ritornello:
“Chi sei tu, dall’altra parte del letto?”
“Who are you, on the other side of the bed ?”
È questa la domanda che vorrebbe raccontare la difficoltà di raggiungere appieno i desideri ed i bisogni di chi ci è accanto. Difficoltà a tratti così grande da rendere impossibile il “riconoscersi”, il “comprendersi”. Il letto cui fa riferimento il testo è in origine proprio il letto della persona malata, ogni volta che il medico o il ricercatore non può offrire ciò che lei desidera: sconfiggere la malattia. È lì che la cura cede il passo al prendersi cura. È lì che i ruoli sfumano e non ci sono più camici e letti ma solopersone “a nudo”, una di fronte all’altra. Ché si è così vicini da sfiorarsi pur non riuscendo a raggiungersi davvero.
Le parole del testo trovano tuttavia declinazione in molte altre contingenze, di cui ognuno di noi ha probabilmente fatto più o meno esperienza. Il videoclip ne trasla dunque il significato primo del brano dallo scenario medico ad uno più trasversale: un lui e una lei che pur vicini non si vedono, non si incontrano. Sulla scena la leggerezza in forma di bolle di sapone così come i sassi che ci ancorano al terreno.
Cosa speri di ottenere dal ricavato delle vendite di questo brano?
Le vendite del brano in Italia sostengono Fondazione Umberto Veronesi (FUV), partner dell’iniziativa. I proventi infatti supportano l’attività di FUV a finanziare la ricerca sui tumori cerebrali pediatrici. Acquistando il brano online in iTunes e Google play, devolverete quei pochi centesimi alla ricerca! Se poi in un futuro riusciremo a trovare una produzione, allora l’acquisto del CD aiuterà ancor più tale impegno scientifico.
Cosa non deve mai mancare in un brano che ascolti e in uno che scrivi?
Domanda difficile, anche perché diffido dei “mai”! In generale mi piace quando la musica racconta una storia. Una di quelle in cui, per motivi assolutamente differenti, ci si possa riconoscere. Ho generalmente ascolti ‘eclettici’, se devo dire non deve mancare una ritmica convincente e una melodia che mi tenga lì in ascolto.
Cosa ne pensi dei social e del web in generale come mezzo per farsi conoscere?
Il web e i social in generale sono una vetrina ormai imprescindibile. Ho da poco un account Facebook che mi ha aiutata a diffondere l’iniziativa ma fino ad un annetto fa vivevo beatamente “nel sottobosco”! Il rischio a volte è che la comunicazione, quando esclusivamente “mediatica” , appiattisca i contenuti o li confonda.
Dicci dieci cose che ti piacciono e dieci che ti fanno arrabbiare.
Mi piace:
1. L’aria della sera d’estate
2. Preparare la colazione
3. Leggere
4. Tuffarmi in mare
5. Andare al cinema
6. Le coccole
7. Scrivere
8. Inventarmi progetti
9. L’incontro/ascolto
10. La musica
Mi fa arrabbiare:
1. La maleducazione
2. La rigidità di schemi
3. Il solletico
4. Sentire di subire un’ingiustizia
5. L’assenza di visione
6. L’incompetenza dove la preparazione è invece essenziale
7. La pizza quando non è buona
8. Non trovare parcheggio
9. Svegliarmi presto la mattina
10. Il pressappochismo
Prossimi impegni?
Continuare la promozione di questo progetto a favore della ricerca. Come dicevo le vendite del brano in Italia sostengono Fondazione Umberto Veronesi (FUV), partner dell’iniziativa.