We Will Rock You, lo spettacolo con i più grandi successi dei Queen e tra i musical più rappresentati al mondo, fa tappa a Roma da domani, 27 febbraio, fino al 3 marzo (Teatro Brancaccio) e si sta delineando anche per questa tappa il sold out per cui la prima cosa da fare è correre ad acquistare il biglietto (disponibili anche sul circuito Ticketone) per non perdersi un musical che dal 2002 è campione di incassi.
Per questa edizione non assisteremo alla replica della precedente edizione, ma di una nuovissima produzione concepita appositamente per il nostro Paese da Claudio Trotta per Barley Arts. Pur mantenendo la storia, i personaggi e le musiche originali, che verranno eseguite dal vivo, questo è un nuovo allestimento, attento a sottolineare l’aspetto politico, attuale e visionario alla base del musical.
Completamente rinnovato sotto ogni aspetto: dalla Regia Lawrence Olivier Award Tim Luscombe, alla Scenografia concepita da Colin Mayes, fino alle Coreografie curate da Gail Richardson. La Direzione Artistica è affidata a Valentina Ferrari, già confermata nel ruolo di ‘Killer Queen’, mentre Riccardo Di Paola è alla Direzione Musicale e Cristina Trotta, come dicevamo, il Produttore Esecutivo.
Trotta spiega che, al di là del recente successo del film Bohèmian Rhapsody, c’è in generale una riscoperta della musica rock in quanto diretta e genuina rispetto alla falsità di alcuni generi musicali o alla loro volgarità, atteggiamenti che hanno stancato moltissime persone. Tanto è vero che il rock è una forma musicale che piace tanto ai bambini quanto agli adulti e questo è stato possibile constatarlo proprio durante le messe in scena di questo musical con tutto il pubblico che ballava in piedi.
Per un certo periodo, sempre secondo Trotta, la musica dei Queen è stata sminuita, definita banalotta mentre è stato sempre palese che il suo linguaggio è intergenerazionale e, a differenza della precedente edizione, non saranno presenti gli schermi, le immagine storiche o pseudostoriche che introducevano lo spettacolo, ma un prologo ed un epilogo con un messaggio che il rock è condivisione, ha un potere salvifico tanto da concludere con la frase: Il futuro non è scritto, il futuro dipende da tutti noi.
Valentina Ferrari (Direttrice Artistica, Vocal Coaching ed interprete del ruolo di Killer Queen)sottolinea come tutto il cast sia chiamato a dare credibilità massima ai vari personaggi, non devono solo interpretare (e bene) delle canzoni note a tutti ma dimostrare doti performative a 360° e ci tiene a ricordare che alle ultime audizioni erano presenti gli stessi Queen.
Micaela Berlini, assistente alla regia e acting coach, spiega che questa è una versione che in gergo si dice “no replica” ovvero non è la copia fedele dello spettacolo che debuttò al Dominion Theatre di Londra il 12 maggio 2002 e il cui successo fu così eclatante da entrare nella Top 10 degli show più longevi nella storia del West End.
E’ stato possibile attualizzare e modificare il testo perché anni fa la rete con società immense come Google o Amazon ancora non era così presente e la massificazione così totale e talmente omologatizzante da far sì che i due protagonisti siano dei ribelli inconsapevoli solo perché vogliono qualcosa di diverso dal resto della società. Quindi nello spettacolo ci sono riferimenti alla politica italiana verso i Cinque Stelle o la Lega o tutte quelle forme politiche che tendono a parificare i pensieri. Il tutto senza perdere di vista il divertimento e la risata che saranno presenti spesso all’interno della trama.
Salvo Vinci è Galileo, un ribelle inconsapevole quasi affetto da sdoppiamento della personalità tanto non comprende perché sia proibito sognare su una Terra che ha cambiato persino nome divenendo Mall (ovvero in italiano Centro Commerciale). La società governata da Killer Queen spinge tutti a desiderare le stesse cose, a scuola viene insegnato a non pensare a non desiderare se non le cose che vengono proposte.
Scaramouche è interpretato da Alessandra Ferrari che si ritrova molto nel suo personaggio perché avverte l’urgenza di riportare a galla sentimenti quali la passionalità, il cuore, la sensibilità stanca di un mondo fatto solo di apparenza e social.
A Massimiliano Colonna (Pop) il ruolo del bibliotecario che ha il compito di portare la conoscenza di nuovo in un mondo dove la musica è proibita, di farsi ambasciatore di un messaggio di fiducia e speranza concedendo a Galileo il suo più importante segreto: le prime quattro strofe di Bohémian Rhapsody.
Ma come riproporre musiche tanto celebri e riconoscibili fin dalla prima nota? Il compito spetta ai musicisti Antonio Torella, Roberta Raschelà, Federica Pellegrinelli, Alessandro Cassani, Marco Parenti e Riccardo di Paola che è responsabile anche della Direzione Musicale e spiega che c’è stata un’attenta ricerca dei suoni, quelle sonorità iconiche dei Queen, musiche dall’esecuzione piuttosto complessa a partire dai cori. Hanno cercato di riprodurre l’energia della musica dei Queen resa caratteristica anche da assoli di chitarra che Brian May eseguiva non con un vituosismo classico, ma con un’energia ed una perizia che solo lui poteva avere dato che si era persino costruito la chitarra.
E proprio questi assoli fanno comprendere che sono stati scritti da un musicista e non da un chitarrista.
Tutte le canzoni sono eseguite nella versione originale in lingua inglese.
Completano il cast Paolo Barillari (Khasoggi), Claudio Zinelli (Brit) e Loredana Fadda (Oz)
Grazie a Luca Ramacciotti