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Incontro con Massimiliano Santarossa

Il male è il suo ultimo libro edito da Hacca abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchere con lui ecco cosa ci ha raccontato.\r\n\r\nPerchè parlare del male?\r\n\r\nI romanzi, o forse è meglio che dica i miei romanzi, nascono senza una precisa intenzione, senza un “perché”. Non ho mai scritto una sola parola sedendomi a tavolino e decidendo cosa scrivere e come scriverlo. Nascono da visioni, suoni, colori, sensazioni, spesso durante la notte, quando il corpo si ferma e la mente rallenta creando spazi vuoti; è nei momenti “onirici” che arrivano loro: le voci. Così ha preso corpo “Il male”. Poi, scrivendolo e soprattutto riscrivendolo più e più volte, ne ho compreso il senso: vedere, toccare, vivere e infine narrare il “male” è un atto di resistenza al male stesso, così è per me che l’ho scritto, e penso sia così anche per chi lo legge. La letteratura in fondo fa questo: nelle pagine ci mette davanti la vita e i suoi dolori, per aiutarci a creare gli anticorpi, così da affrontarla nella realtà.\r\n\r\nDietro cosa si nasconde oggi?\r\n\r\nTeologicamente il male nasce e vive nel bene; e più spesso di quello che immaginiamo dietro ciò che pensiamo sia il bene si nasconde di tutto. Uso una metafora per spiegare: al buio gli occhi si abituano e continuano a vedere, anche quando il nero è profondo; guardando il sole invece ci si acceca, il bianco strappa la vista. I simboli stessi del male e del bene andrebbero rivisti, si figuri gli atti che compie l’essere umano. Come possiamo, in modo superficiale, decidere istantaneamente cosa sia giusto e cosa sbagliato? Il mio lucifero indaga e narra questo, ciò che gli esseri umani sono disposti a fare a altri esseri umani, sotto la luce del loro Dio bianco, distantissimo. Lucifero riflette, osservandoci.\r\n\r\nCome ha scelto i protagonisti dei vari episodi narrati nel libro?\r\n\r\nSono dieci archetipi del dolore terrestre. Intendo del dolore terrestre moderno, attuale. Tra questi dieci, due rappresentano un dolore ancora inedito rispetto alla riflessione comune, gli altri otto invece sono simboli conosciuti di emarginazione, di vario genere, da quella dei corpi a quella economica fino all’emarginazione dello spirito rispetto alla salvezza cercata e che mai giungerà. Ho scelto dieci corpi concreti, legati tra loro dalla voce di Lucifero, che li frequenta, e solo dopo li descrive. Essi sono il risultato del crollo del sistema Occidentale. Essi sono oggi, ciò che moltitudini di non-più-umani saranno domani.\r\n\r\nChe ruolo ha per te la lingua?\r\n\r\nDa qualche anno a questa parte ha un ruolo fondamentale. Soprattutto nella scrittura di questo romanzo. Che voce dare al principe caduto dai cieli? Che occhi dare al figlio primo di Dio? Come parla Lucifero? Ecco, queste domande potevano schiacciarmi come scrittore. E’ follia dare vita a un romanzo-monologo dove il più importante essere della storia vive, pensa e parla. “Il male” nasce dopo venti anni di studi e moltissimi mesi dedicati appunto alla ricerca della parola giusta, corretta, equilibratissima nel suo bilancio tra vari fattori: doveva essere salmodica, a tratti barocca, alta, ma anche moderna. Ovviamente se sia un esperimento riuscito lo dovrà dire chi sta leggendo il romanzo, non certo io.\r\n\r\nPer cosa vale la pena combattere?\r\n\r\nE’ una domanda alla quale non ho una risposta precisa. E’ talmente intima che varrebbe solo per me, la risposta; pertanto sarebbe una risposta sciocca perché ombelicale. Detesto gli scrittori tuttologi, che indicano vie morali o altro. Io combatto per me, tu combatti per te, gli altri combattono per se stessi. Siamo una moltitudine di esseri soli.\r\n\r\nDov’è la bellezza?\r\n\r\nLa bellezza è da sempre e sarà per sempre nelle opere d’arte, arte in senso generale. Ed è l’unica eredità che tornerà utile alle generazioni future.\r\n\r\nCome vedi il futuro delle nuove generazioni?\r\n\r\nLo vedo un futuro pieno di possibilità per i ragazzi, e non è una risposta semplicistica, dettata da un ottimismo morale che mai mi è appartenuto. Ne sono certo in quanto noi, i padri, abbiamo sostanzialmente distrutto parte del pianeta. L’enorme mostro industriale, finanziario, economico chiamato Occidente, ha desertificato tutto, dai luoghi alle anime. Quindi in futuro i figli avranno la grande opportunità della ricostruzione. E certamente faranno meglio di chi li ha preceduti.\r\n\r\nIntervista di: Elena Torre

Grafica Divina

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