All’indomani dell’uscita dell’album Horizon, incontriamo Davide Santorsola\r\n\r\nHorizon può essere considerato un concept album? \r\n\r\nSì, Horizon è un “concept” album. È una sorta di personale reportage, in viaggio per concerti da aprile a settembre di quest’anno e descrive, in 10 brani, simbolicamente dieci miei diversi stati emotivi.\r\n\r\nI dieci brani inclusi in Horizon sono tutti in relazione fra loro e ciascuno ritrae un diverso umore in corso del viaggio, appunto. Ad esempio, il primo brano, “Devo andare”, cattura quel particolare stato d’animo nel quale si giunge alla chiara consapevolezza della necessità di partire, nonostante dubbi, incertezze; il secondo, “Greyhound bound for horizon”, del viaggio prende quei momenti di tempo sospeso, quelli durante i quali si oscilla tra la nostalgia del passato lasciato e l’euforia per il valore atteso dal futuro. Ogni brano, dunque, è un’istantanea, una pagina del mio diario di viaggio, via via sino alla traccia finale, con l’equatore all’orizzonte, “Brazilian theme variations”.\r\n\r\nDove si appoggia l’orizzonte di Davide Santorsola?\r\n\r\nL’orizzonte è una linea apparente che separa la terra dal cielo e che divide tutte le direzioni visibili in due categorie, quelle che intersecano la superficie terrestre e quelle che non la intersecano. Il termine orizzonte deriva dal greco “horizon” che significa “cerchio che delimita”. Ora, trasponendo simbolicamente il concetto, il mio orizzonte cambia continuamente ed è una linea immaginaria che ogni giorno separa ciò che conosco da ciò che invece non conosco ancora. Il mio orizzonte è una linea che simboleggia speranza, aspettativa, curiosità nel futuro e che delimita in superficie i miei dubbi su ciò che sono nel presente.\r\n\r\nCosa rappresenta per te il viaggio?\r\n\r\nIl viaggio rappresenta appunto la possibilità, l’opportunità di scoprire nuovi orizzonti, di estendere i propri limiti, ampliando le proprie conoscenze ed il proprio sapere. Non si tratta semplicemente di luoghi geografici, ma di luoghi dell’anima, aprendo sé stessi a nuove culture e a nuovi incontri. Il viaggio è una preziosa occasione per migliorare sé stessi e gli altri, un’occasione per lasciare un segno, sia pure piccolo, utile e positivo della propria esistenza.\r\n\r\nQuale il tuo legame con l’opera di Jack Kerouac?\r\n\r\nKerouac è un po’ l’icona di tutto ciò. È il padre della “beat generation”. Passò la maggior parte della sua vita viaggiando, attraversando i grandi spazi dell’America, nella costante, travagliata ricerca di trovare il suo posto nel mondo. Kerouac trovò ispirazione per la sua scrittura proprio nel jazz, più specificamente nel genere bebop e nel massimo esponente di questo genere: il sassofonista Charlie Parker. È significativo allora il fatto che un musicista possa influenzare uno scrittore, il quale a sua volta influenza un musicista ancora, secondo un processo di trasformazione che travalica i limiti delle diverse categorie e forme espressive del linguaggio.\r\n\r\nIstinto o ragione nella vita e nella musica?\r\n\r\nAmbedue, in costante comunicazione fra loro, credo. Anche per il fatto che l’istinto si affina ancor più all’indomani di momenti di riflessione, di comprensione e interiorizzazione, fasi queste, del tutto razionali. Certo, io mi lascio condurre dall’istinto, ma cerco di migliorare il mio “sesto” senso attraverso una costante disciplina mentale, allenando dunque i precedenti cinque – in realtà sono nove, tuttavia, i sensi!… La ragione serve per affinare l’istinto, questo, per me, vale nella musica e anche nella vita.\r\n\r\nCosa ti aspetti da questo tuo viaggio musicale?\r\n\r\nIn realtà, una condivisione emotiva con l’ascoltatore. Per citare Kerouac, dal suo Scrivere bop: “Evita la “selettività” d’espressione e segui invece la libera deviazione (associazione) della mente dentro i mari di pensiero illimitati e soffia-sul-soggetto, nuotando nel mare […] Soffia forte quanto vuoi – scrivi in profondità, pesca in profondità […] Il lettore non mancherà di ricevere la scossa telepatica e l’eccitazione-significato dettate dalle medesime leggi che operano nella sua mente di uomo.”\r\n\r\nIntervista: Cinzia Ciarmatori\r\n\r\n \r\n\r\n